E' del 28 dicembre la registrazione di un bolide valutabile a magnitudine -7, lento, con scia e flare finale.
Il video è liberamente visionabile
Le news del Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen/Smart Optical Sensors Observatory.
Alla fine di questa pagina: PERCORSO PER UN BLOG CIPH/SOSO SUI FENOMENI LUMINOSI TRANSITORI IN ATMOSFERA
Si tratta di "Understanding the 'SEKKI' phenomena in Japanese historical literatures based on the modern science of low-latitude aurora", uscito alle pp. e41-e44 del n. 56 del 2004 della rivista Earth Planets Science. Gli Autori sono Yoh Nakazawa, insegnante di scuola superiore, Toshimi Okada, della Facoltà d'Ingegneria dell'Università della Prefettura di Toyama e Kazuo Shiokawa, del Laboratorio per l'ambiente terrestre-solare dell'Università Nagoya.
Sebbene per il Giappone siano note numerose aurore spettacolari osservate alle latitudini più elevate, il fenomeno si è verificato in località poste assai più a sud sia in tempi recenti sia, con effetti vistosissimi, nel passato anche remoto.
A questo proposito, gli Autori hanno preso in considerazione le descrizioni letterarie disponibili meglio utilizzabili a fini analitici circa un fenomeno che in giapponese è denominato sekki, ossia "aria rossa". Sono stati valutati in modo particolare sedici episodi di sekki verificatisi fra il 1150 ed il 1859. In essi si verificarono manifestazioni luminose ionosferiche spettacolari a latitudini comprese fra 36.6° e 34.2° (per intendersi, sino ad un'altezza pari a quella della Tunisia centrale).
Dopo una valutazione delle caratteristiche fenomenologiche e delle relative estrapolazioni in termini di emissioni atomiche in funzione dei colori prevalenti e di effetti percepiti dai testimoni, lo studio si sofferma ancora di più su due eventi, ricchi d'insegnamenti in modo speciale, verificatisi nel 1204 e nel 1770.
La conclusione è che queste antiche descrizioni fatte da eruditi locali si riferiscono davvero a casi di eccezionali aurore visibili a latitudini insolite. Dunque, la prosecuzione odierna delle misurazioni di osservazioni analoghe sul territorio giapponese dovrebbe essere importantissima per lo studio di meccanismi magnetosferici specifici per queste occasioni.
Il fenomeno delle aurore a latitudini basse è naturalmente di particolare rilievo anche per un Paese come l'Italia, il cui territorio si estende in lunghezza verso sud fin quasi a 36.5° di latitudine. Purtroppo, finora nessun geofisico ha realizzato un catalogo delle aurore osservate da noi nel passato lontano o in quello recente.
Secondo le sue analisi, infatti, si può supporre che i due abbiano osservato luci differenti: il primo, dei fari d’automobile; il secondo, un vero HP (fenomeno di Hessdalen), fotografato da M. Teodorani, che ne ricavò anche lo spettro.
M. Leone ribadisce ora che sia i dati video sia quelli ottici ottenuti il 6-7 agosto del 2002, sia quelli ricavati il 15 agosto 2002 mediante triangolazione confermano l’ipotesi che i fenomeni di quell’estate possono ricondursi a fari di automobili, sostenendo anzi che lo studio di M. Adams è stato assai utile per individuare la stradina di campagna su cui probabilmente transitavano i veicoli responsabili di quelle registrazioni.
Entrambi gli articoli mettono in risalto in modo indiretto i problemi metodologici nella raccolta di certi dati relativi ad eventi dalla vita assai breve come Fenomeni Luminosi Transitori in Atmosfera - FLTA - in particolare le difficoltà nel collaudare un metodo per la raccolta dei dati ottici (questione messa in luce anche da un articolo, pubblicato sul sito CIPH, del ricercatore Michele Moroni: "About the Hessdalen debate", 2003 ), la mancanza di una vera e propria triangolazione e la difficoltà di ottenere un dibattito "educato" secondo i canoni delle convenzioni scientifiche.
Quanto sopra ha forse contribuito a creare difficoltà supplementari e a non far intravedere una soluzione univoca per il complicato dibattito.
Ne risulta ancor più confermata l’esigenza di registrare certi eventi FLTA attraverso un insieme di strumenti operanti nelle più varie gamme dello spettro elettromagnetico per ottenere dati seriamente correlabili.
Il CIPH deve comunque ringraziare M. Adams ed M. Leone per aver ricondotto la discussione precedente (vedi: "CIPH Forum ICPH") nei giusti binari .
(Redazione: Renzo Cabassi, Nico Conti, Giuseppe Stilo)
Al momento il NARCAP è - forse - la sola organizzazione privata che pone al centro della sua attività la messa a disposizione di dati ed informazioni su osservazioni UAP con standard qualitativi conformi alle aspettative di ricerca del CIPH.
Il più recente fra i "Technical Reports" del NARCAP è il n. 10 della serie. Esso riguarda l'osservazione ottica di un presunto UAP di forma rotonda, di colore grigio, dall'aspetto metallico e roteante su se stesso, fatta da parecchie persone fra cui tecnici aeronautici di varie compagnie aeree da punti diversi dell'aeroporto internazionale "O'Hare" di Chicago a partire dalle 16.15 del 7 novembre 2006. Secondo le stime del rapporto l'UAP si sarebbe trovato a non più di 650 m di quota.
Lo studio, coordinato da Richard Haines insieme a K. Etishof, D. Ledger, L. Lemke, S. Maranto, W. Puckett, T. Roe, M. Shough ed R. Uriarte, s'intitola Report of an Unidentified Aerial Phenomenon and its Safety Implications at O'Hare International Airport on November 7, 2006, è lungo 155 pagine, è datato 9 marzo 2007 ma è stato reso soltanto alla fine di luglio.
Potete scaricarlo a questo indirizzo:
http://www.narcap.org/reports/010/TR10_Case_18a.pdfLe conclusioni del lavoro sono che un oggetto fisico in apparenza di consistenza solida si è librato su alcuni edifici aeroportuali per almeno dieci minuti senza che fosse rilevato dai radar delo scalo. E' questa mancata rilevazione radar dell'UAP in concomitanza ad avvistamenti ottici fatti da personale aeronautico e da altri testimoni che si trovavano in punti diversi dello scalo che lo fa considerare al NARCAP "una precisa minaccia potenziale per la sicurezza dei voli".
L'evento determinante è stato la sub-tempesta magnetica scatenatasi il 23 marzo scorso sul Canada e sull'Alaska. Le aurore conseguenti furono riprese da una rete di stazioni di supporto a terra mentre i THEMIS dall'alto registravano flussi di particelle e campi. L'altissima velocità di allargamento delle aurore (15 gradi di longitudine in meno di un minuto) e l''energia emessa in due ore - cinquecentomila miliardi di J - hanno sorpreso anche i ricercatori.
La fonte di questa energia sta nelle "funi magnetiche" che collegano direttamente l'alta atmosfera al Sole. Di esse i THEMIS hanno scoperto l'evidenza. Queste "funi" sarebbero strutturate appunto in un modo simile alle corde marinaresche.
Anche se gli scienziati già sospettavano l’esistenza di queste specie di “cicatrici” del campo magnetico che forniscono l’energia delle aurore, il fenomeno non era stato confermato fino al 20 maggio del 2007, quando i satelliti hanno realizzato la prima carta della struttura di una di esse a circa 65000 km dalla Terra, ossia nella magnetopausa.
[fonti: NASA Spacecraft Make New Discoveries about Northern Lights, 11 dicembre 2007, http://science.nasa.gov/headlines/y2007/11dec_themis.htm; Energy source of Northern Lights found, Associated Press, 11 dicembre 2007, http://news.yahoo.com/s/ap/20071211/ap_on_sc/northern_lights]
è disponibile il testo completo di una tesi di dottorato del maggio 2007, opera di Agnes Mika. Si tratta di Very Low Frequency EM Wave Studies of Transient Luminous Events in the Lower Ionosphere, lavoro di ben 241 pagine.
I russi sono sempre stati all'avanguardia nella fisica dei plasmi ed anche negli ultimi anni la loro presenza è rimasta determinante. Ai BL gli slavi hanno aggiunto numerosi interventi sui long-living plasmas (LLP).
Un controllo sui saggi recenti presenti in rete permette ora a secondo dei casi di scaricare i documenti full text o almeno gli abstract relativi a ventitré pubblicazioni apparse fra il settembre 2004 ed il settembre 2007.
Cominciamo con Physics World del maggio 2007, in cui Edward Cartlidge, news editor della rivista, alle pp. 35-38 con l'articolo "Seeking to solve the mystery of ball lightning" fa il punto sui più recenti tentativi di riprodurre e modellare il fenomeno in laboratorio, a cominciare dagli studi condotti dal fisico tedesco Gerd Fussmann e colleghi all'Istituto per la fisica del plasma di Monaco di Baviera ed alla Università Humboldt di Berlino. Si tratta di un modello basato sul plasma, cui Cartlidge affianca quello della rete di nanoparticelle che negli ultimi anni sta cercando di generalizzare il fisico russo Vladimir Bychkov. Allo stesso gruppo di studi appartengono le ricerche del chimico neozelandese John Abrahamson ed i tentativi, forse dall'esito più fortunato, di Eli Jerby e Vladimir Dikhtyar, che lavorano all'Università di Tel Aviv o quelli di altri studiosi brasiliani.
Uno dei problemi principali di questi modelli rimane la spiegazione di alcune delle proprietà fisiche più sconcertanti dei BL, quali la capacità, osservata in più occasioni, di attraversare i vetri o quella di muoversi controvento. Per far fronte a queste difficoltà si sono mossi - usando dei modelli che in sostanza si richiamano ad un'interpretazione elettrica del fenomeno - ricercatori come John Lowke, della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization di Sydney e Peter Handel dell'Università del Missouri, che ha elaborato la teoria del maser-solitone, fondata sugli effetti prodotti dalle onde stazionarie che si generano nelle emissioni di microonde che accompagnano i fulmini lineari. E' in quest'ottica che opera anche il giapponese Yoshi-Hiko Ohtsuki, della Waseda University, che peraltro si occupa molto di EQL e di precursori sismici.
Trovate l'articolo di Cartlidge all'url:
http://plasma.physik.hu-berlin.de/sonstiges/PWMay07ball-lightning
In relazione al lavoro del tedesco Gerd Fussmann e colleghi sopra accennato si può consultare ad esempio:
Versteegh, A., & Behringer K., & Fantz U., & Fussmann, G., & Juettner, B., & Noack, S., "Long-Living Plasmoids from a Water Discharge at Amospheric Pressure", in "Institut für Physik der Humboldt-Universität zu Berlin-Lehrstuhl für Experimentelle Plasma Physik Publikationen, PSST Paper", che porta la data del 30 settembre 2007. Lo trovate all'url:
http://plasma.physik.hu-berlin.de/publications/psst_paper_20070930.pdf
Gli studi di laboratorio condotti grazie ad una batteria di condensatori scaricata attraverso una superficie d'acqua hanno portato alla formazione di plasmoidi sferoidali dal diametro sino a 0,2 m e con vita media di alcune centinaia di millisecondi. I plasmoidi sono stati studiati con videocamere ad alta velocità, sonde elettriche, calorimetri e spettroscopi, risultando essere dei veri plasmi circondati da un involucro freddo. Nell'articolo sono descritti i metodi usati per stimare densità elettronica, temperatura elettronica e delle particelle neutre. La fonte principale di radiazione visibile è stata rilevata in emissioni nella banda della molecola dell'idrossido di calcio. Come fonte di tale emissione gli studiosi propongono una reazione di chemioluminescenza tra i prodotti di dissociazione dell'acqua ed il calcio dissolto.
Quanto alla "pellicola" fredda del plasmoide essa consiste di un doppio strato elettrico che potrebbe attribuirsi alla forma caratteristica "a palla" (che però non è una costante nella manifestazioni fenomeniche dei BL).
Vladimir K. Ignatovich, che lavora presso il Laboratorio di fisica dei neutroni dell'Istituto per la ricerca nucleare di Dubna, in Russia, il 27 gennaio 2006 ha pubblicato su Physics "A model of the ball lightning", che si può leggere qui:
http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/%200601/0601127v2.pdf
L'Autore suppone che i BL siano l'onda d'urto di un'esplosione puntuale "congelata" dalle forze di elettrostrizione della forte scarica laser interna. Sono presenti anche dei calcoli sulla vita media dei BL fatti sulla base di una serie di parametri.
I fisici rumeni S. Mohorianu e P. Agop invece hanno fatto uscire nel Romanian Journal of Physics, vol. 52, n. 1-2 del 2007, pp. 131-136, lo studio di fisica matematica "Ball lighting as a self-organizing process of a Plasma-Plasma interface. A theoretical approach", che si trova all'url
http://www.nipne.ro/rjp/2007_52_1-2/0131_0137.pdf
I due lavorano nell'ambito di un'estensione del principio della relatività detto teoria della relatività di scala (su cui si può consultare ad esempio: http://luth.obspm.fr/~luthier/nottale/arIJMP2.pdf). Muovendosi nel quadro di un processo fisico auto-organizzativo suggerito da ricerche di laboratorio circa la formazione e le condizioni di stabilità delle configurazioni della carica spaziale macroscopica, gli Autori ritengono di poter desumere alcune proprietà dei BL: regimi d'oscillazione, isteresi, distribuzione del potenziale elettrico, campo e carica.
Passiamo adesso alla grande massa di contributi che continua a giungere da scienziati russi. Gli abstract di un primo gruppo contenuto nel fascicolo "Abstracts of the 12th Russian Conference on Cold Nuclei Transmutation ofChemical Elements and Ball Lightning (RCCNT&BL12)" tenutosi a Dagomys, presso Sochi, sul mar Nero, dal 16 al 19 settembre 2004, si trova all'url:
http://www.newenergytimes.com/%20Conf/RCCNTBL-12/RCCNTBL-12Abstracts.pdf
I. S. Aref'eva, della MNEPU, Università di scienze ambientali e sociali di Mosca, ha presentato una relazione intitolata "To the question on correctness of ball lightning observation conditions - Psychological aspects", in cui ha sottolineato che i fattori umani dell'osservazione casuale sono da considerarsi della massima importanza se si vogliono ottenere dati utili per la ricerca.
Vladimir L. Bychkov, con "Unipolar ball lightning" si era soffermato su uno dei suoi cavalli di battaglia, cioè quella secondo la quale i BL sarebbero una mescola di materiali diversi fortemente caricati dal punto di vista elettrico. A determinare i movimenti dei BL sarebbero i campi elettrici legati all'atmosfera e le cariche unipolari presenti durante le attività di fulminazione lineare.
Vladimir Bychkov, insieme a D. V. Bychkov ed a Yuri B. Sedov ha presentato anche "Some ball lightning observations", in cui si discutono i parametri da raccogliere con particolare cura nelle osservazioni di BL in modo da poterne discutere le proprietà.
V. S. Shcherback, in "Difficultly explained properties of ball lightning" si è soffermato sul modello del solitone per spiegare certe caratteristiche imbarazzanti dei BL come quella di manifestarsi entro locali completamente chiusi. Il problema posto è quello dell'alta densità di energia EM necessaria. Per ovviare l'Autore suggerisce che i BL siano in sostanza dei campi magnetici rotanti a velocità relativistiche.
I. G. Stakhanova, che lavora presso l'Istituto di geomagnetismo, per la ionosfera e la propagazione delle radioonde dell'Accademia delle scienze ha discusso su "Observed characteristics of the ball lightning" sia presentando una serie di dati circa parametri osservabili dai testimoni, sia soffermandosi sui fattori che possono influire sulle proprietà visibili ad occhio nudo.
Ancora Stakhanova, in "Electric manifestations of the ball lightning" esamina una base di dati di osservazioni di BL per ricostruirne le caratteristiche elettriche qualitative e quantitative.
A. Klimov, D. Baranov, D. Gavritenkov, B. Tolkunov ed N. Vystankin, tutti dell'Istituto delle alte temperature dell'Accademia delle scienze russa, in "Studies of vortex plasmoid physical properties" dedicano il loro studio alla chimica ed alla calorimetria dei plasmi costituiti dai BL, presentando anche degli esperimenti in cui vortici plasmoidali hanno rilasciato un'energia supplementare fino al 1800%.
A. I. Nikitin A. I., e T. F. Nikitina, dell'Istituto per i problemi dell'energia dell'Accademia delle scienze, in "New investigations of ball lightning" hanno discusso lo stato dell'arte della ricerca come emergeva dall'ISBL04.
A. I. Schedrin, dell'Istituto di Fisica ingegneristica di Mosca, in "Relativistic model of ball lightning" sostiene invece che il tradizionale modello del BL come plasma autoconfinato deve considerarsi ancora degno d'atttenzione. Egli tenta di spiegare il fenomeno usando sia la meccanica classica, sia l'elettrodinamica sia la relatività ristretta. Se questo modello si adeguasse alle caratteristiche reali dei BL, sostiene Shedrin, allora si potrebbero aprire grazie ad esso alcune applicazioni pratiche di tipo ingegneristico.
Per ultimi, A. N. Vlasov e D. A. Vlasov, con "Researching of energy transfer profiles from a linear lightning to ball lightning on model of induction discharge" forniscono un complesso modello di scarica toroidale da induzione monopulsata resa stabile da un vortice ad anello di gas. Gli Autori hanno condotto esperimenti di laboratorio ed hanno elaborato delle simulazioni al computer per mostrare come può avvenire il trasferimento di energia EM ai BL a partire da un fulmine lineare, sulla base del presupposto che la conducibilità dei plasmi che formano i BL sia grande a sufficienza.
La seconda tranche di articoli russi è assai recente. E' possibile accedere agli abstract cliccando su:
http://www.iscmns.org/iccf13/ICCF13_Abstracts
dove troverete il "13th International Conference on Condensed Matter Nuclear Science. Program& Abstracts", tenutosi a Sochi dal 25 giugno al 1° luglio 2007. Ecco una sintesi estrema delle comunicazioni d'interesse.
G. D. Shabanov, A. Krivshich, B. Yu. Sokolovsky ed O. M. Zherebetsov, in "The nature of Ball Lighting" hanno parlato della natura elettricamente negativa dei BL sviluppati in laboratorio - natura a loro avviso analoga a quella dei BL naturali - e dei meccanismi di formazione di essa a partire dalla scarica guida dei fulmini lineari.
D. V. Bychkov e V. L. Bychkov, con "Ball lightning observation properties (modern analysis)" hanno analizzato una raccolta di dati osservativi durata vent'anni per rivalutare parametri quali temperatura superficiale ed energia dei BL. Essi possono essere sia "tiepidi" sia caldi. E' esaminata alla luce di queste considerazioni anche l'osservazione di una serie di sfere luminose intorno al pantografo di un tram. Le proprietà più rare descritte nei BL per gli Autori richiedono comunque un'ulteriore raccolta dati.
Ancora V. L. Bychkov con "Unipolar ball lightning theory" ha parlato degli ultimi sviluppi del suo modello dei degli "oggetti luminosi a vita lunga" come corpi di forma sferica a carica unipolare immersi nel campo elettrico atmosferico. Sarebbe l'interazione fra l'elettricità temporalesca e vari generi di materiali oganici ed inorganici a fornire l'innesco per lo sviluppo delle cariche unipolari. Bychkov sta ora tentando di estendere il suo modello a vari tipi di cause geofisiche o dovute alla presenza di circuiti elettrici di costruzione artificiale.
Sempre i due Bychkov in "Modern realization of laboratory ball lightnings (modern analysis)" hanno riesaminato i vari tentativi di replicare i BL in laboratorio discutendo gli esperimenti fatti con scariche e getti gassosi, con scariche a vortice, con strutture polimeriche, con vari combustibili, ecc.
V. L. Bychkov, V. A. Kravitsky e V. V. Nizovtsev hanno presentato poi "Classical approaches to anomalous and geophysical phenomena" in relazione ai possibili legami fra BL, fenomeni simili ai BL e dinamiche geofisiche.
V. A. Biturin, V. Y. Velikodny, I. A. Samoulis, E. B. Kolesnikov e V. V. Popov, dell'Istituto di meccanica applicata dell'Accademia delle scienze con "Researches of interaction of Long-Living Plasma formations with supersonic stream and barrier" hanno discusso dei loro interessanti esperimenti per indagare le interazioni tra oggetti di plasma a vita lunga e flussi supersonici, ad esempio quelli formati da aria atmosferica e microgocce di elettroliti, che hanno condotto alla formazione di corpi sferici ed "a grani di rosario" che si sono staccati dalla scarica principale.
G. P. Schelnukov ed O. M. Olikhov nella comunicazione "Globe lightning modeling and applications" hanno discusso loro possibili, futuri esperimenti di laboratorio.
Da ultimi, A. I. Nikitin, A. M. Velichko e T. F. Nikitina, con "The possibilities for the formations of the ordered plasma structures in nature" hanno proposto un modello del BL come struttura eterogenea formata da un nucleo fortemente energetico contornato da un dielettrico esterno, con radiazione associata ad un'emissione di sincrotrone di elettroni relativistici.
Infine, un intervento di un Autore eterodosso. Si tratta di Edward H. Lewis, il cui sito Internet
http://cust38.metawerx.com.au/
contiene numerosi esempi di lavori su questioni controverse e che difficilmente troverebbero spazio in pubblicazioni mainstream. Si va dalla fusione fredda a teorie macroeconomiche. Tuttavia, il lavoro che si presenta, "Microscopic Ball Lightning" è stato accettato nei "Proceedings of the Ninth International Symposium on Ball Lighting, ISBL-06". Il simposio si è tenuto ad Eindhoven, in Olanda, dal 16 al 19 agosto 2006. E' soprattutto per questo che lo indichiamo con meno preoccupazioni.
Lewis si concentra sulla produzione di BL con diametro inferiore a 0,1 mm. Essi sono stati osservati in esperimenti di laboratorio sulle scariche elettriche e sull'elettrolisi. I micro-BL condividerebbero con le loro controparti naturali alcune curiose proprietà in parte già accennate, come quella di produrre fori nei materiali ed anche quelle della trasmutazione nucleare. Essi si raggrupperebbero, come i BL naturali, in catene e in anelli ponendo gli atomi in uno stato peculiare in cui fluttuerebbero, si muoverebbero e si organizzerebbero disperdendo nell'ambiente circostante quantità bassissime di energia termica. Lewis presenta diverse immagini di BL microscopici con lo scopo di descriverne il comportamento.
Trovate questo articolo all'url:
http://www.intenex.net/~elewis/lewispaper/%20lewis2006mbled3.pdf
Si occupa di precursori sismici e di EQL da almeno vent'anni, ma a partire dal 2005, quando insieme alla sismologa canadese France St-Laurent ha presentato una relazione al "4th International Workshop on Seismo Electromagnetics" (IWSE) svoltosi in Giappone, ha assunto un ruolo di primo piano in quest'ambito grazie ad un modello elaborato insieme ad altri studiosi operanti in istituzioni di ricerca di varie parti del mondo.
Quello di Freund è un modello geochimico secondo il quale nelle rocce ignee sottoposte all'accumularsi di tensioni prima della liberazione energetica dei sismi un flusso di correnti elettriche sarebbe indotto dai complessi meccanismi delle lacune elettroniche positive presenti in quel genere di rocce.
Un contributo suo e di altri suoi colleghi sui segnali elettromagnetici pre-sismici nelle gamme ULF, VLF ed ELF inquadrati in quel modello (titolo: "On the Role of P-Hole Charge Carriers in the Generation of Pre-Earthquake Signals") è apparso - insieme agli abstract di altri tre lavori sui precursori e sull'interpretazione delle EQL usciti nel 2006 su Physics and Chemistry of the Earth - nei Proceedings dell'International Project Hessdalen Workshop pubblicati due mesi fa sotto l'egida del Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen.
Sul sito dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) americano sono disponibili contributi di diversi Autori circa il modello per le EQL e i precursori di Freund ed associati. Gli articoli si trovano nella versione telematica di IEEE Spectrum, la rivista dell'organismo in discorso.
Sul numero del dicembre 2005 Freund aveva pubblicato insieme a Tom Bleier "Earthquake Alarm", un articolo che sintetizzava le sue teorie. E' recuperabile (sono quattro pagine) a cominciare dall'url:
http://www.spectrum.ieee.org/dec05/2367
Tom Bleier, co-autore, è il presidente della QuakeFinder, una società californiana che si dedica allo sviluppo di tecnologie previsionali per gli eventi sismici:
Nel numero di aprile 2006 sono giunte delle reazioni scettiche ad opera di tre colleghi di Freund. Robert J. Geller, Alex I. Braginski e Wallace H. Campbell hanno infatti inviato alla rubrica "Forum" dell'IEEE Spectrum una lettera poi pubblicata sotto il titolo "Noise, not Signals", seguita dalla risposta di Freund e di Bleier. Potete trovare tutto all'url:
http://www.spectrum.ieee.org/apr06/3216
A dire il vero, della lettera dei tre scienziati critici esiste anche una versione più breve ("Earthquake Precursors of Background Noise?"), stavolta accompagnata da una risposta del solo Bleier ("With Respect to Earthquakes"). Questi due interventi si trovano qui:
http://www.spectrum.ieee.org/apr06/3275
Geller è un sismologo americano che lavora all'Università di Tokyo. Interessato al problema dello sviluppo di strumenti previsionali per i sismi è tuttavia fra coloro che dubitano degli stessi fondamenti concettuali della ricerca di essi. Braginski si occupa dello sviluppo e delle applicazioni del magnetometro SQUID, mentre Campbell studia il magnetismo terrestre.
Bleier nella sua replica alle critiche sottlinea che sebbene lo studio dei rapporti fra attività sismica ed emissioni EM sia ancora in una fase infantile, molti dati al riguardo sono stati raccolti dal microsatellite Demeter lanciato il 29 giugno 2004 ad opera del CNES francese. Le sue strumentazioni hanno registrato più di tremila segnali EM associabili a sismi M>5 secondo costanti statistiche significative. Anomalie IR sono state rilevate in 10-20 casi e comparate con il rumore di fondo al fine di identificare le supposte vere anomalie dovute ai sismi.
Su Demeter potete consultare:
Infine, su IEEE Spectrum del febbraio 2007 si trova un altro interessante articolo di Alberto Enriquez, ("Early Warning For Earthquakes. Teasing out the physics behind radio anomalies") che fa il punto sulla controversia. Stavolta potete puntare su:
http://www.spectrum.ieee.org/feb07/4886
Enriquez, che era già intervenuto sulle EQL con un breve pezzo in New Scientist n. 1402 del 5 luglio 2003, spiega che l'intervento che F. Freund ha tenuto nel dicembre 2006 al meeting dell'American Geophysical Union svoltosi a San Francisco ha suscitato notevoli consensi. In particolare Nervin Bryant, che è un analista dei satelliti del Jet Propulsion Laboratory ha dichiarato che a suo avviso nella comunità scientifica nessuno come Freund era riuscito finora ad avvicinarsi di più ad una spiegazione razionale della comparsa e della scomparsa rapidissime delle anomalie IR rilevate via satellite.
Bodo P. Reinisch è a capo del team che per conto della NASA si sta occupando del Radio Plasma Imager (RPI), uno speciale radar il cui scopo fondamentale è quello di studiare la magnetosfera terrestre utilizzando le procedure di imaging nella gamma delle RF. Ebbene, Reinisch ha lodato la presentazione di Freund criticando invece in modo netto le teorie che cercano di render conto in modo convenzionale delle perturbazioni ionosferiche legate ai sismi.
Proseguono però anche le critiche a Freund. Nel suo pezzo Enriquez ha citato da ultimo il geofisico Stephen Park, dell'Università della California di Riverside secondo cui la significatività delle anomalie IR rilevate sarebbe solo presunta, perché trascurerebbe gli effetti dovuti alle condizioni meteo e ad alla presenza delle masse oceaniche. Inoltre, Park ha riferito di non aver avuto alcun successo nel tentativo di rilevare variazioni di resistenza nelle rocce della celebre faglia di San Andrea.
Si tratta di uno "stato dell'arte" della ricerca su alcuni TLE, in particolare sui blue jets e sui blue streamers ancor oggi di particolare interesse. Per una definizione fenomenologica di questi due tipi di TLE si rimanda al post pubblicato su questo blog giovedì 8 novembre 2007. Si riprende di seguito in larga misura l'abstract del lavoro.
Dopo aver, fra le altre cose, ricordato come sia stato per una serendipity che il 5 luglio 1989, durante il test di una telecamera a bassa luminosità condotta dall'Osservatorio O'Brien dell'Università del Minnesota, che fu catturata l'immagine di una scarica elettrica "insolita" da cui iniziò la ricerca che poi condusse alla scoperta dei blue jets e dei blue starters, Pasko e George presentano una proposta di modellazione tridimensionale di essi.
La teoria generale è che si tratti di scariche positive a corona che si espandono a partire dalle zone delle scariche guide di fulmini convenzionali quando siano presenti le condizioni in cui campi elettrici di grande estensione, localizzati nei pressi del tetto di nuvole temporalesche, eccedono l'intensità minima di campo necessaria per la propagazione nell'aria delle scariche positive.
Pasko e George hanno elaborato un particolare modello frattale tridimensionale che si basa su un approccio alla modellazione delle scariche a corona di tipo fenomenologico-probabilistico.
I risultati ottenuti indicano che i blue jets ed i blue starters possono formarsi quando in un tempo assai breve (1 s circa) si accumulano cariche temporalesche positive di quantità compresa fra 110 e 150 C circa, distribuite però in un volume di un raggio di circa 3 km vicino ad un tetto di nuvole situato a circa 15 km di quota.
Secondo gli Autori questo modello: 1) simula la propagazione dei canali delle scariche a corona che formano i due tipi di fenomeni come uno sviluppo tridimensionale di alberi frattali nel campo elettrico creati dalle cariche temporalesche; 2) rende conto in maniera coerente degli effetti di campo elettrico dovuti al propagarsi delle scariche.
Il modello darebbe risultati del tutto paragonabili per ciò che riguarda dimensioni trasversali, estensione in altezza e struttura conica dei due fenomeni considerati. I blue starters sarebbero nient'altro che una manifestazione iniziale dei blue jets.
Questo modello è supportato sia da osservazioni spettroscopiche relative alle emissioni nella lunghezza d'onda di 427,8 nm (che è la prima riga negativa dell'N2+) per quanto concerne i blue starters, sia da esperimenti fatti in laboratorio a basse pressioni sulle scariche a corona in aria utilizzando spettrometri ad emissione. Il modello, infine, è risultato accordarsi in modo eccellente con le scoperte allora appena fatte sulla struttura a corona dei blue jets.
Gli ultimi arrivati fra i TLE: TIGER, sprite thunder e TLE “accoppiati”
Nel dicembre 2004, presso l’American Geophysical Union si svolse una riunione volta a sistemare conoscenze, relazioni ed immagini relative ai TLE, ma in particolare a nuovi tipi di fenomeni.
In quella riunione furono studiate le immagini raccolte nel 2004 dal satellite taiwanese ROCSAT-2, che fra i suoi compiti aveva proprio quello di seguire e riprendere alcuni TLE. Tra l’altro, il sistema ISUAL (Imager of Sprites and Upper Atmosphere Lightning) ha ripreso molti sprite haloes, ossia i fenomeni “precursori” degli sprites. Fu anche presentata una relazione sulla campagna condotta da un team europeo nell’estate del 2003 dalle cime dei Pirenei in coordinamento con una stazione per lo studio degli infrasuoni situata nel nord della Francia. Questa campagna ha documentato per la prima volta in modo conclusivo l’esistenza di segnali subsonici prodotti dai TLE, che sono stati denominati sprite thunder. Il fatto importante è che, come logico, le emissioni continuano dopo l’alba, ossia dopo che il sorgere del Sole rende non piùrilevabile la componente ottica degli sprites. Gli sprite thunder sono dunque un passo avanti di grande rilievo per lo studio dei TLE oltre la componente ottica. La scoperta è stata poi descritta in un articolo uscito il 14 gennaio 2005 nelle “Geophyiscal Research Letters”.
C’è di più. La ricerca europea del 2003 aveva rivolto la sua attenzione anche ai TLE “accoppiati”, che si suppone possano verificarsi quando gli elettroni accelerati da sprites ed elves viaggiano lungo le linee del campo geomagnetico sino all’altro lato dell’equatore, generando eventi luminosi che dovrebbero rivelarsi simili a delle aurore polari. Dato che il corrispondente geomagnetico per l’Europa centrale è rappresentato dal Sudafrica, furono predisposti dei sensori anche in quel Paese. In sostanza, il fascio elettronico creatosi sui cieli dell’Europa dovrebbe produrre dei lampi rossastri simili a degli sprites ed altri disturbi assai particolari sui cieli del Sudafrica. Tuttavia, almeno per ora questo fenomeno previsto non è stato osservato.
Tuttavia, è stato proprio in questo modo che un gruppo di scienziati israeliani che pensavano di trovare un’evidenza per i TLE accoppiati nelle registrazioni di vari sprites che l’equipaggio dello shuttle Columbia aveva fatto nel corso di una missione del gennaio 2003 ha scoperto un altro tipo di eventi.
Si trattava del programma di studio MEIDEX (Mediterranean Israeli Dust Experiment). Dopo aver classificato senza grandi difficoltà numerosissimi sprites, i suoi membri si concentrarono su un solo lampo anomalo che era apparso sui cieli del Madagascar il 20 gennaio del 2003. Dopo aver escluso che potesse trattarsi di un TLE accoppiato, il gruppo ha concluso che doveva trattarsi di un nuovo fenomeno. Così, il 20 gennaio 2005, sempre nelle “Geophyiscal Research Letters” è stato pubblicato il primo articolo che documentava un nuovo genere di TLE, denominato TIGER, che sta per Transient Ionospheric Glow Emission in Red, cioè Bagliori transitori ionosferici con emissione nel rosso.
Nell’articolo di Alden si può vedere pure la foto “storica” ripresa nell’infrarosso sul Madagascar il 20 gennaio 2003.