sabato 24 marzo 2012

QUIRICO FILOPANTI: EMPERISMO E FUOCHI FATUI

Ricorre in questi giorni il duecentesimo anniversario dalla nascita di Giuseppe Barilli, alias Quirico Filopanti.
Non è questa, forse, la sede giusta per cercare di abbozzare o tracciare il profilo di questo scienziato della provincia di Bologna, nato nei pressi di Budrio, nella frazione di Riccardina, il 20 aprile 1812, laureato in matematica e filosofia nel 1834. Tre anni dopo utilizzò per la prima volta lo pseudonimo Filopanti, ovvero, colui che ama tutti.
Meglio lasciare al navigatore di internet il piacere di approfondire questo poliedrico uomo di scienza, uomo di tecnica, uomo di pensiero e di filosofia e, infine, uomo in politica.
Noi lo abbiamo ritrovato nella campagna bolognese di metà '800, mentre cercava un approccio  di tipo scientifico ad un vecchio e mai completamente spiegato, ancor oggi in modo definitivo, fenomeno che è stato segnalato più volte nella bassa atmosfera e che pare particolarmente correlato al suolo, sia semplicemente composto da terreno sia ricoperto di acqua: il Fuoco Fatuo
Un evento comunemente e immediatamente associato nell'immaginario collettivo, più agli aspetti animistici della sopravvivenza di un qualcosa alla morte degli esseri umani, che ad un evento fisico.  Insomma, più apparizioni fantasmatiche che fenomeni fisici.
Spesso, anche, eventi testimoniati  da singoli individui nei pressi di cimiteri. Quindi in posti isolati e poco frequentati,  e, di notte, scarsamente illuminati, ciò particolarmente dopo l'editto di Saint Cloud di Napoleone  del 1804 che pose termine alle sepolture all'interno e nelle vicinanze delle chiese e le permise solo in zone esterne al recinto urbano.

Attirato dai racconti di alcuni colleghi e amici, osservatori di eventi molto simili a quelli descritti per i "fuochi fatui", Filopanti esprime tutto il suo convinto empirismo  cercando di "catturare" uno di questi fenomeni, o almeno osservarlo con spirito critico e parecchie nozioni scientifiche, come è possibile leggere direttamente dalla sua penna:

"Un posto ricco di fuochi è la Parrocchia di San Donino [San Donnino n.d.r.], in particolare presso la piccola chiesa dell'Ascensione, due miglia o meno da Bologna, più precisamente nelle vicinanze di un macero di canapa situato presso il ruscello in cui anni fa furono trovati dei calici d'argento, belle opere antico-romaniche alle quali aveva dato la luce il Prof. Bianconi.
La parrocchia di S.Donnino oggi

 
La parrocchia di S.Donnino ai tempi di Filopanti. 
Sul fondo probabilmente la "piccola chiesa dell'Ascensione"

La frazione bolognese di S.Donnino oggi
Parecchie serate passai lì invano. Nella sera successiva nella notte di aurora boreale dell'ottobre scorso (Filopanti si riferisce probabilmente all'evento osservato a Parma il 22 ottobre 1839 [cfr  Annali di fisica, chimica e matematiche (1841), volumi 3-4, p. 54 n.d.r.], durante la quale pioveva, io stanco della camminata, entrai nella casa del contadino proprietario del prato sui cui si trovava il macero di canapa accennato prima. Un po' alla volta aprii la finestra che guardava sul posto in cui si mostrava normalmente il fenomeno. Verso le undici apparve la luce desiderata ed io presi un bastone, sempre tenuto pronto per tale scopo, sulla cui cima era attaccata una stoppa, e corsi di fretta verso quel posto, mentre i contadini alle finestre o davanti alle case si accingevano a guardare. Quando fui a circa 20 passi dalla luce, mi fermai un po' a guardarla.  Aveva la forma ed il colore di una fiamma normale ed in cima un leggero fumo, spesso quasi una decina di centimetri, e camminava avanti lentamente da sud verso nord. Quando mi avvicinai ancora di più, cambiò la sua direzione e si allontanò da me alzandosi. Ma grazie al lungo bastone approntato in fretta la stoppa prese velocemente fuoco, ed io lo agitai sopra la mia testa, affinché i contadini potessero distinguere la sua fiamma da quella del fuoco fatuo, che infatti videro distinto, come mi assicurai più tardi. Poco dopo si spense il fuoco fatuo ad un'altezza di 2-3 uomini. Riapparve, però più piccolo (o forse era un'altro, come tendo io a credere), ancora su un macero di canapa. Corsi lì inutilmente, perché si spense dopo pochi secondi, e non vidi né in questa notte né poi qualcosa del genere. I resti della stoppa non sapevano d'aglio, come è tipico per il fosforo, ma avevano un certo odore molto leggero, il quale non sono in grado di descrivere, che sembrava avere qualcosa di sulfureo e ammoniacale."
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libera versione in italiano moderno del testo pubblicato su  
NUOVI ANNUALI DELLE SCIENZE NATURALI, 
anno III, tomo V, 22 febbraio, 25 ed ultima Sessione, 
21 maggio 1840; pp.128-132. 
Bologna 1841, per i tipi di Jacopo Marsigli.

... due o tre spunti per una navigazione in internet su Quirico Filopanti
http://www.media.inaf.it/2012/03/14/linfinito-di-tutti/